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Acidi grassi, tra salute e funzionalità

Uno dei temi da sempre al centro del dibattito tra alimentazione e salute è senza ombra di dubbio quello legato al consumo dei grassi.
La demonizzazione del consumo dei grassi può essere fatta risalire agli anni ’80, periodo in cui il consumo di grassi saturi venne associato con lo sviluppo di una serie di disturbi e patologie (ipercolesterolemia e rischio cardiovascolare).
In generale si è arrivati ad accostare il consumo di grassi alimentari con il concetto di “rischio per la salute”, aumento del peso e del grasso corporeo.


Tuttavia, consumare grassi non significa ingrassare e soprattutto consumare qualcosa di insalubre, tutt’altro. A conferma di ciò, le diverse linee guida internazionali, a fronte di un panel di studi raccolti nell’ultimo ventennio, suggeriscono ad oggi apporti lipidici pari, in media, al 30% delle calorie giornaliere.
Ad ogni modo sarebbe sbagliato considerare i grassi in maniera univoca; esiste infatti una netta distinzione tra i vari acidi grassi. Essi potranno assumere infatti proprietà funzionali diverse in base alle caratteristiche ed agli obiettivi fabbisogni dell’individuo.

1) Se andiamo ad analizzare ad esempio la piramide alimentare Mediterranea, alimenti quali: olio extra vergine di oliva, frutta secca, pesce azzurro, latte e derivati risultano parte integrante e fondamentale della stessa. Nel dettaglio tali alimenti contengono elementi funzionali (EPA e DHA nel pesce, acido oleico e vitamina E nell’olio extra vergine di oliva, nelle olive e nella frutta secca…) alla base delle proprietà benefiche riconosciute alla dieta Mediterranea.

2) Gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) si confermano per tanto decisivi per il benessere e la salute. A tal proposito ad esempio, i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana, 2014) indicano un intervallo di rifermento giornaliero compreso tra il 5 e il 10% delle calorie giornaliere derivanti per l’appunto da PUFA. Attingere dagli alimenti sopracitati non può che essere la strategia migliore per garantire un buon apporto di questi elementi.

3) Andiamo a considerare ora un aspetto diverso; se i PUFA hanno ruoli importanti soprattutto per quanto riguarda le funzioni PLASTICHE e REGOLATRICI, l’atleta, in particolare l’atleta endurance, rappresenta uno di quei casi in cui i discorsi possono cambiare. In questo caso infatti gli acidi grassi rappresenteranno una delle principali fonti ENERGETICHE. Tuttavia, considerando il ruolo metabolico-biochimico degli acidi grassi, saranno opportune alcune specifiche considerazioni. In questi casi ad esempio gli acidi grassi saturi a media-corta catena, il cui apporto dovrà essere limitato nei soggetti che non rientrano in questa categoria, andranno a ricoprire un ruolo fondamentale come substrato energetico.

4) In questo caso, alimenti come cioccolato fondente o cacao amaro, cocco, olio di cocco, avocado o il burro, alcuni dei quali non raffigurano affatto nel contesto Mediterraneo, andranno considerati con un’ottica diversa: funzionali alla performance dell’atleta e alla salute dello stesso (recupero e ottimizzazione metabolica) come lo erano gli acidi grassi polinsaturi nei contesti precedentemente osservati.


In questo articolo sono stati forniti dei piccoli spunti di riflessione riguardo i grassi alimentari. Scegliere ed osservare con occhio critico, approfondendo o affidandosi a professionisti del settore, permetterà all’individuo di scegliere in maniera funzionale gli alimenti da inserire nel proprio piano nutrizionale.
Ogni alimento ha delle proprietà intrinseche “FUNZIONALI”, espresse a pieno nel momento in cui verranno inseriti nel contesto opportuno. Pertanto, non ha senso demonizzare uno o l’altro alimento, tolti casi in cui le evidenze riportano risultati univoci (acidi grassi trans).

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